Trapianto di fegato nuova tecnica


FONTE: Corriere della Sera – immagine e testo tratto da: Bergamo Online – bergamo.corriere.it

Più tempo e qualità agli interventi

Macchinari per la perfusione a basse temperature, acquistata con i fondi della Brembo, consente ai medici del Papa Giovanni di migliorare le chance dei pazienti.

Migliorare la qualità del fegato prima del trapianto. Questo è l’obiettivo della metodica, introdotta al Papa Giovanni XXIII, di perfusione ipotermica, nota in campo medico con la denominazione inglese Hypotermic Oxygenated PErfusion, da cui l’acronimo HOPE (termine inglese per «speranza»). Un nome di buon auspicio per i pazienti in attesa di trapianto di fegato, la cui domanda è di gran lunga superiore alla disponibilità: su cento pazienti in lista, quattro muoiono ogni anno in Italia in attesa dell’intervento.

Con la nuova metodica presentata al Papa Giovanni l’organo riporta un minor danneggiamento rispetto ai sistemi tradizionali, recuperando anzi parzialmente rispetto ai danni cui si incorre inevitabilmente in fase di conservazione. Una novità pensata per garantire ai pazienti un maggior margine di sicurezza, una ripresa più rapida e pronta del fegato trapiantato e di conseguenza del paziente. A novembre è stato eseguito il primo trapianto grazie alla nuova metodica, denominata perfusione o preservazione dinamica ipotermica post-SCS. La tecnica consiste nella circolazione attiva di una soluzione (perfusione) fredda all’interno dei vasi dell’organo.

In Italia, nel 2016 sono stati eseguiti 1.213 trapianti di fegato in 21 centri. Il tempo di attesa medio a livello nazionale per un paziente in attesa di ricevere un fegato da donatore è di un anno e mezzo. Non tutti i pazienti in lista riescono però ad arrivare al trapianto. Sono 101 i pazienti deceduti in lista di attesa nel corso del 2016, su un totale di 2.481 pazienti iscritti.

«Per il secondo anno consecutivo abbiamo deciso di sostenere attivamente lo sviluppo di nuove e migliori tecniche per la conservazione degli organi da trapiantare — ha dichiarato Cristina Bombassei – CSR Officer Brembo — dedicando la somma destinata ai regali aziendali al sostegno della ricerca e a incentivare l’applicazione di metodiche mediche sempre più efficienti e all’avanguardia». «Questa metodica amplia la possibilità d’azione del nostro Centro trapianti, punto di riferimento in Lombardia e in Italia — ha sottolineato il direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII, Carlo Nicora —. Ridurre i tempi di recupero del paziente in terapia intensiva si traduce per l’ospedale in maggior efficienza. I posti letto che si liberano possono essere riservati ad altri trapianti o ad altri interventi, con un riflesso positivo sulla programmazione e sui tempi di attesa. E’ il risultato dell’impegno dei nostri professionisti e della generosità di Brembo, che ci sostiene da tempo anche in ambito pediatrico».