Fonte: Torino.Corriere – immagine e testo tratti da torino.corriere.it
L’organo è stati rivitalizzato in un macchinario. Un’operazione analoga è stata eseguita anche al Maggiore di Novara
TORINO- Due trapianti di rene a partire da organi all’apparenza gravemente compromessi, reni che erano andati in blocco, tanto che il donatore, nelle ultime ore della sua vita, era stato sottoposto anche a dialisi. Gli interventi sono stati eseguiti all’ospedale Maggiore di Novara e alla Molinette. «Un esperimento riuscito, che speriamo possa aprire la strada a un incremento nel numero dei trapianti, per andare, da un lato, incontro ai desideri dei donatori e, dall’altro, aiutare le persone in lista d’attesa, che continuano a essere molte», spiega il professor Luigi Biancone, responsabile del Centro trapianti di rene delle Molinette-Città della Salute. È la prima volta in Italia che vengono eseguiti interventi così.
Tutto comincia due settimane fa: il donatore, deceduto in un ospedale piemontese per una patologia congenita, nel suo decorso in rianimazione è andato incontro a un grave peggioramento della funzione renale, tale da spegnere completamente la funzione dei reni e necessitare di dialisi continua per parecchi giorni. Un deterioramento generale non ha reso possibile il trapianto del fegato, mentre i reni sono stati salvati e trapiantati. Ciò è stato possibile grazie a un’analisi accurata dello stato di salute dei due organi. Gli anatomo-patologi del professor Mauro Papotti hanno eseguito una biopsia renale. Dopodiché, i reni sono stati osservati e rivitalizzati in un dispositivo di perfusione. Infine, l’esperienza di Biancone e della sua équipe ha permesso di dire sì al trapianto. La ricevente è una donna di 60 anni, in dialisi dal 2013 per nefropatia per calcolosi a stampo. Il trapianto è stato eseguito dai chirurghi vascolari diretti dal dottor Maurizio Merlo, dagli urologi del professor Paolo Gontero e dagli anestesisti del dottor Pier Paolo Donadio. La paziente è appena stata dimessa. L’altro rene è stato inviato, grazie al Centro di coordinamento regionale trapianti, diretto dal professor Antonio Amoroso, all’ospedale di Novara, dove è stato trapiantato anch’esso con successo dall’équipe di Vincenzo Cantaluppi.
di Lorenza Castagneri