Addio a Sara Anzanello


Articolo tratto da: Repubblica.it – di: Alessandra Retico

https://www.repubblica.it/sport/volley/2018/10/25/news/sara-209994834/?ref=nrct-1&refresh_ce

 

L’ultima lettera di Sara Anzanello: “Il mio sogno è vivere”

L'ultima lettera di Sara Anzanello: "Il mio sogno è vivere"

La giocatrice, che si è spenta ad appena 38 anni, non ha mai nascosto le difficoltà del suo stato di salute dopo il trapianto di fegato. Molto attiva sui social dove ha lasciato una lettera-testamento pubblicata dai familiari. Sara ha seguito tutte le partite della nazionale femminile di pallavolo al Mondiale in Giappone mentre era ricoverata all’ospedale Niguarda di Milano

ROMA – “Vivere, senza grandi pretese, ma vivere”. E stare nella pallavolo, come sempre, da sempre. Sara Anzanello c’era, fino a poche ore fa, lontana ma vicina al campo dove le sue eredi stavano giocando il sogno più bello. Ha seguito tutte le partite della nazionale femminile di pallavolo al mondiale in Giappone, sintonizzata con il suo mondo mentre era su un letto d’ospedale, al Niguarda di Milano. Lo aveva fatto tutta l’estate, anche per sostenere i colleghi maschi sottorete. A parte qualche momento, necessario per curarsi, lei era lì, con le ragazze com’era stata lei nel 2002, quando vinse l’oro in Germania

Non sono stati diversi questi suoi ultimi giorni, Sara ha sentito e raccontato tutto di quel sogno. Sui suoi social, la cronaca e anzi il diario di bordo di quel viaggio delle azzurre diventato d’argento. “Ce l’abbiamo fatta” esultava per la pallavolo in prima pagina. “Bentornate” diceva all’indomani della finale, per accogliere le sue sorelle minori al ritorno. E’ stata l’ultima felicità di Sara. Lei, l’ultimo muro contro l’ultimo attacco mortale, non è riuscito ad alzarlo.

Ma ha lasciamento una testimonianza. Forte, combattiva, volitiva. E un testamento, pubblicato su facebook dai suoi familiari, che è un’eredità per tutti: un inno alla vita. Inizia così, la sua lettera: “Perché condividere: per essere di supporto a chi come me deve superare delle difficoltà, per far capire che la vita è bella, perché in questo momento ho bisogno di energie positive. Devo fare un altro trapianto, ma mi hanno diagnosticato un tumore al sistema linfatico. Ed ora inizierò i cicli di chemioterapia, ho paura perché voglio vivere”.

Così tanto e così forte che era riuscita a farlo quando, nel 2013, dopo aver contratto in Azerbaigian dove giocava una gravissima forma di epatite, aveva subito d’urgenza un trapianto di fegato a Milano. Dopo una faticosissima riabilitazione, aveva vinto lei ed era anche tornata in campo. Invece: “Non si sa mai quali e quante sfide la vita ti pone davanti, difficilmente si è abbastanza pronti. Cos’è la cosa che vorresti più di ogni altra, il tuo sogno nel cassetto, il tuo desiderio più grande? Il mio sogno è vivere. Semplicemente vivere, passeggiare, stare all’aria aperta, un bel bagno in un mare limpido, la sabbia sotto i piedi, la neve candida che mi circonda in una giornata invernale di sole, i miei quadri, la mia cucina, il mio piccolo orto sinergico, una serata con la mia famiglia e con le persone a cui voglio bene. Vivere, senza grandi pretese, ma vivere”.

Non chiedeva niente Sara, se non quello: “Molti conoscono la mia storia, dopo il difficile trapianto di fegato nel 2013 ho lottato per riprendere in mano la mia vita; quest’anno, l’aggravarsi della mia situazione mi ha riportato qui al Niguarda per entrare nuovamente in lista. Nello stesso periodo mi è stato diagnostico un Tum…re al sistema linfatico, manco riesco a dirlo, ed ora inizierò le chemio”. Un’altra lotta, un altro giro di campo, un altro muro. Sar5a non voleva arrendersi.

“A voi spiegata la mia costante presenza alla SPA Niguarda dove sono seguita da un’equipe di alto livello di cui mi fido e che sta facendo di tutto per far avverare i miei desideri. Ho la fortuna di avere una famiglia, un fidanzato e amici speciali che mi sono accanto e mi fanno ridere e passare minuti spensierati, minuti in cui la malattia non c’è più…Tante altre persone stanno combattendo la mia battaglia, in tante l’hanno già vinta, altre no. Ho paura, non sarà l’emozione migliore da avere, però non avere certezze fa paura”.

Ecco com’era Sara. “Non voglio entrare nei dettagli medici ma, se volete mandarmi un piccolo pensiero, una preghiera per i credenti, un po’ di energia positiva che aiuti il mio corpo a fare piazza pulita di ciò che non va bene. Io sono qui per lottare, mai mollare, crederci sempre come ho fatto in tutta la mia vita. Arrivederci a tutti. Sara”. Ecco come la vedeva la vita Sara, ogni giorno la partita più bella.